Con questa seconda opera, Lino Mancini conferma le sue doti di abile e piacevole narratore. Stavolta il racconto è solo parzialmente autobiografico, perché quello che emerge man mano dalla lettura, è un affresco di vita rurale ben noto a chi ha vissuto in campagna negli anni ’40 del Novecento. Anni di povertà dignitosa e di regole sociali condivise; di guerra e dopoguerra; di svaghi poveri e fantasiosi; di trasformazioni famigliari e sociali. Tutto questo è visto con l’occhio sincero e arguto di un ragazzino che vuole assumersi il ruolo di capo e di punto di riferimento dei suoi coetanei e che non sa resistere alla sua curiosità verso tutto e tutti.
Lino Mancini è nato a Mantova, nel 1939. Ha vissuto i primi dieci anni in un’azienda agricola, nei pressi dell’argine del Mincio, a Governolo. Di questo periodo, per lui felice, non ancora sfiorato dalla malattia, ha lasciato ricordo in La corte sotto l’argine. Nel 1950, si è trasferito a Castel d’Ario, dove vive tuttora, con la moglie Carla. Nel 1970, ha aperto uno studio di Consulenza del Lavoro, attività che ha svolto fino al 1997. Ha avuto due figli: Nicola, venuto a mancare nel 2010, e Chiara, ora sposata, che, con due splendide nipotine, ha compensato il dolore di quella perdita. Dal 1997, per circa dieci anni, si è dedicato con passione alla “battaglia per l’abbattimento delle barriere architettoniche”, sia sensibilizzando l’opinione pubblica, con articoli sulla stampa locale, sia collaborando, a nome della U.I.L.D.M. di Mantova, con le amministrazioni comunali, riuscendo ad ottenere alcuni miglioramenti. L’aggravarsi delle condizioni di salute gli hanno impedito di proseguire nel suo impegno sociale. Con la collaborazione della moglie, ha pubblicato per i tipi de Il Rio Vivere controvento (2014).
Genere | Narrativa |
Sottogenere | Autobiografia |
Pagine | 84 |
Formato | 21x15, rilegato brossura fresata |
Anno di edizione | 2016 |
ISBN | 978-88-98662-50-0 |
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