L’opera
Playboy è un libro complesso. Le prime pagine si leggono facilmente. Il “flusso di coscienza” scorre bene, rapido. Poi il lettore si rende conto che gli è richiesto un certo impegno. Per prima cosa è difficile dare una definizione di questo volume. Di certo non è un romanzo. Non è neanche un saggio, anche se le riflessioni proposte possono andare in questa direzione. È l’espressione di una coscienza, di un “io”, che si manifesta senza filtri. Le riflessioni di un uomo e del suo rapporto con l’altro sesso. L’amore, l’erotismo, ma anche la tentazione del dominio e del potere, da sempre innestata nell’essere umano. A tutto questo si contrappone un’inaspettata apertura verso il trascendente – “le immensità”, come le chiama l’io narrante – a cui seguirà una profonda spaccatura nell’identità del protagonista. «Stendhal ha traghettato lo scrivere dal poema cavalleresco al romanzo psicologico, all’inizio del XIX secolo. Poi i percorsi sono stati tanti, forse ciascuno per ogni grande scrittore, arrivando fino al surrealismo di Kafka –annota Marocchi – e comunque in tutte queste grandi figure ci sono sempre stati personaggi, fatti, imprese, considerazioni e pensieri». Playboy si innesta quindi nella lunga tradizione del romanzo psicologico, ma con novità e passi avanti. Il testo riprende l’ormai consolidata pratica del flusso di coscienza, ma nel nostro caso spariscono fatti, cause, effetti, personaggi. Non resta che un lungo soliloquio fatto di immagini, pensieri, intuizioni, pressoché privo di eventi. Eppure una narrazione esiste, così come un inizio – seppur in medias res – e una conclusione. Un percorso, quindi, in cui l’architettura dei fatti è sostituita da emozioni. È la vita psicologia che si racconta, ma anche se l’atmosfera è onirica, non è l’inconscio a parlare, quanto la consapevole voce dell’io, al centro di una singola volontà personale.
L’autore
La poetica di Attilio Marocchi viene da lontano. Autore introverso, uomo di poche parole; per capire qualcosa di lui è importante visitarne la casa: una corte isolata nella campagna di Montanara a cui si arriva attraversando un lungo viale di noccioli. Un’isola agreste dove meditare. Marocchi appartiene alla “vecchia guardia” della cultura mantovana. Quel gruppo di intellettuali che si era riunito attorno alla rivista d’avanguardia “Il portico”, fondata nel 1964. Tra gli altri c’erano Umberto Artioli, Gino Baratta e Francesco Bartoli: personalità dall’incredibile spessore culturale che hanno davvero fatto grande Mantova. Proprio Artioli firmò la presentazione del primo libro di Marocchi – Coriandoli, edito nel 1987 da “Forum/Quinta generazione” – notando che il «vertiginoso restringersi del campo visivo scandisce l’itinerario verso il cosmico». Da allora Marocchi ha pubblicato ancora: Viola, argento, celeste, di indaco (Mantova, Sometti, 2002) e Acquerelli ad una donna mai esistita (Mantova, Tipografia commerciale, 2006).
La copertina
Italo Lanfredini, Poesia, terracotta, cm 3x42x24,5, 2005. Italo Lanfredini, scultore, è nato a Sabbioneta (MN) nel 1948. Il suo Labirinto di Arianna (1988-89) occupa un’intera collina dei Monti Nebrodi a Castel di Lucio (Messina) ed è stato dichiarato monumento di interesse regionale dalla Regione Sicilia.
Genere | Narrativa |
Sottogenere | Romanzo |
Pagine | 364 |
Formato | 21x15, rilegato in brossura |
Anno di edizione | 2016 |
ISBN | 978-88-98662-30-2 |
Prezzo