Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta vede la luce il Teatro di massa del PCI. Un fenomeno particolare nel panorama teatrale italiano, unico nel suo genere, seppur debitore di esperienze simili che si sono susseguite in Europa a partire dalla fine dell’Ottocento. Nato come strumento di propaganda politica durante la campagna elettorale del 1948 si evolve in un arco di tempo assai breve, dal 1949 al 1951, e si conclude nel 1952. Il presente studio esamina il Teatro di massa del PCI come fenomeno a sé stante e parallelamente analizza modelli antecedenti che direttamente o indirettamente hanno esercitato la loro influenza: il Teatro per ventimila fascista, il Teatro del Popolo della Società Umanitaria e le esperienze più significative della Germania, della Francia, dell’Unione Sovietica e della Gran Bretagna tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Concludono l’analisi alcuni spunti di riflessione relativi al folklore progressivo, al rapporto del Teatro di massa con la regia e al legame con il cinema neorealista.
Maria Rita Simone (Messina, 1984) ha conseguito la Laurea Specialistica in Arti, Spettacolo e Produzione Multimediale (Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia) e il Dottorato di ricerca in Letteratura e Filologia - Discipline dello Spettacolo (Università degli Studi di Verona). È attualmente professore a contratto di Arti Performative (Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia). Ha curato la catalogazione dei documenti presenti nell'archivio personale di Gianfranco de Bosio. Gli ambiti di ricerca nei quali è impegnata riguardano la storia del teatro in Italia nella seconda metà del Novecento e i Performance Studies. È attrice e drammaturga presso il Teatro dell’Albero di Milano.
Genere | Saggistica |
Sottogenere | Storia del teatro |
Collana | Officina teatrale |
Pagine | 176 |
Formato | 14,8x21 brossura con alette |
Anno di edizione | 2021 |
ISBN | 9791259890238 |
Prezzo